Dalla sua morte improvvisa di
quel giovedì 1 Marzo a Montreux all’età di 68 anni, mi viene questo lampo spirituale di
verità.
In un’epoca in cui si cerca solo di
apparire, prima ancora di essere, la sua morte, morte di un artista umile,
semplice e generoso, fa crollare tutta la montatura dell’epoca: quella che
imposta la vita solo sulla carriera e sul successo.
Dalla non è stato un “carrierista”,
anche se aveva i numeri per esserlo, la sua morte m’insegna a ridere della
serietà portata all’estremo, di coloro che si attaccano alla carriera, alla
loro posizione, tanto da credersi insostituibili.
Il mondo va avanti benissimo
anche senza di noi che amiamo emergere a tutti costi, facendone una filosofia
di vita.
E pensare che i cimiteri sono
pieni di coloro che si ritenevano indispensabili, insostituibili….
Perché non liberarci da questa
schiavitù che si chiama giudizio degli altri, esteriorità, carriera?
“Tutto è vanità (Q0 1,2)" “Passa
la scena di questo mondo” (1CO 2.7,31)
Ecco: l’unica cosa che non passa è
la mia coscienza: esclusivamente di essa sarà intelligente e saggio
interessarmi.
La fede che ho in comune con
Lucio, mi porta a credere che la sua speranza, oggi sia certezza, comparendo
davanti al Regista più grande, che ci attende misericordioso nella comunione
dei santi.
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